Daniele è un profeta che si trova in esilio a Babilonia, dopo la conquista e la deportazione del regno della Giudea del 587 a.C. ad opera di Nabucodonosor. Israele non era un regno inizialmente, ma un “territorio” formatosi gradualmente con Giosuè (attendente di Mosè, morto nel deserto e mai entrato nella Terra Promessa), nel tredicesimo secolo a.C., ed era costituito da 12 regioni, una per tribù, inizialmente guidate da Giudici, secondo il dettame del Signore. Fu con Saul che le tribù, disobbedendo al comando del Signore, pretesero di avere un re come i regni stranieri. E Davide, successore di Saul, riuscì a riunire tutte le tribù in un unico regno, circa nel 1000 a.C., di cui divenne re.
Dopo Salomone, figlio di Davide, le tribù si divisero di nuovo creando due regni: quello di Israele (11 tribù, al nord della Palestina, con capitale Samaria) e quello di Giuda (al sud, con capitale Gerusalemme, dove era il Tempio con l’Arca del Signore; ecco perchè si chiamano “giudei”, ed ecco perchè i fedeli del nord, dove era Nazareth, erano considerati “di serie B”). Il regno di Israele fu conquistato dagli Assiri e gli isareliti del nord furono deportati nel 729. Il regno di Giuda resistette invece fino al 587, anno della deportazione ad opera dei Babilonesi.
Nel capitolo 10 leggiamo che un angelo si mostra a Daniele, deportato a Babilonia, in visione (da notare che i “principi” di cui parla l’angelo sono angeli o diavoli incaricati di combattere in una regione, ecco perchè vengono chiamati anche “principati”):
Dn 10: 2 In quel tempo io, Daniele, feci penitenza per tre settimane, 3 non mangiai cibo prelibato, non mi entrò in bocca né carne né vino e non mi unsi d’unguento finché non furono compiute tre settimane. 4 Il giorno ventiquattro del primo mese, mentre stavo sulla sponda del gran fiume, cioè il Tigri, 5 alzai gli occhi e guardai ed ecco un uomo vestito di lino, con ai fianchi una cintura d’oro di Ufàz; 6 il suo corpo somigliava a topazio, la sua faccia aveva l’aspetto della folgore, i suoi occhi erano come fiamme di fuoco, le sue braccia e le gambe somigliavano a bronzo lucente e il suono delle sue parole pareva il clamore di una moltitudine.
7 Soltanto io, Daniele, vidi la visione, mentre gli uomini che erano con me non la videro, ma un gran terrore si impadronì di loro e fuggirono a nascondersi. […] 18 Allora quella figura d’uomo mi toccò, mi rese le forze 19 e mi disse: «Non temere, uomo prediletto, pace a te, riprendi forza, rinfrancati». Mentre egli parlava con me, io mi sentii ritornare le forze e dissi: «Parli il mio signore perché tu mi hai ridato forza».
20 Allora mi disse: «Sai tu perché io sono venuto da te? Ora tornerò di nuovo a lottare con il principe di Persia, poi uscirò ed ecco verrà il principe di Grecia. 21 Io ti dichiarerò ciò che è scritto nel libro della verità. Nessuno mi aiuta in questo se non Michele, il vostro principe.
Nel capitolo 11 l’angelo mostra a Daniele la successione degli imperi persiano e greco. Ecco il commentario biblico a riguardo (qui):
Vengono descritti i re d’Egitto e di Siria: La Giudea si trovava tra i loro domini e subisce le loro contese. Da Dan 11:5-30, si ritiene generalmente che si riferisca agli eventi che si verificarono durante la permanenza di questi governi; e dal versetto Dan 11:21, si riferisce ad Antioco Epifane, che fu un crudele e violento persecutore dei Giudei. Vediamo quali sono le cose che decadono e che perdono il fasto e i possedimenti del mondo e il potere con cui si ottengono. Dio, nella sua provvidenza, ne innalza uno e ne abbatte un altro, a suo piacimento. Questo mondo è pieno di guerre e combattimenti, che derivano dalle passioni degli uomini. Tutti i cambiamenti e le rivoluzioni di stati e regni, e ogni evento, sono chiaramente e perfettamente previsti da Dio. Nessuna parola di Dio cadrà a terra; ma ciò che ha progettato, ciò che ha dichiarato, si realizzerà infallibilmente. Mentre i vasai della terra lottano tra di loro, prevalgono e sono sconfitti, ingannano e sono ingannati; ma coloro che conoscono Dio confideranno in Lui, ed Egli li renderà capaci di resistere, di portare la loro croce e di mantenere il loro conflitto.
Nessuna Parola di Dio cadrà a terra, ma si realizzerà. Cosa è questa Parola? È l’Identità stessa di Gesù, il Logos (greco), il Verbo (latino). In ebraico: Dabar. Dabar è un termine che descrive come il dire e il fare in Dio coincidono. Dio dice e le cose sono. Era Lui Verbo all’inizio della Creazione quando il Padre disse: Sia la luce! E lo Spirito operò la Luce. Questo “dire” di Dio si è incarnato e rivelato come il figlio dell’uomo (visione di Daniele 7), l’uomo-Dio Gesù. Ecco perchè il Suo è il Nome sopra ogni altro nome: è il Nome di Dio, la Sua Identità.
Le nostre parole umane sono percussioni dell’aria. Le Parole di Cristo sono spirito (Essere, Dio Creatore) e vita (divenire, uomo creatura). Gesù ordina Effatà, ordina alle tempeste, ordina alla morte, alle malattie. Gesù ordina al pane al vino: “diventate Me!”. Le Sue Parole sono eterne, come Lui.
Is 55,10-11: Come infatti la pioggia e la neve
scendono dal cielo e non vi ritornano
senza avere irrigato la terra,
senza averla fecondata e fatta germogliare,
perché dia il seme al seminatore
e pane da mangiare,
così sarà della parola
uscita dalla mia bocca:
non ritornerà a me senza effetto,
senza aver operato ciò che desidero
e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata.
Ecco perchè Pietro disse: “Signore da chi andremo? Solo Tu hai Parole di vita eterna!”, cioè che vengono dalla Tua Identità divina, di Essere Vivente Eterno.
Ecco cosa scrive di Lui il profeta Daniele nel capitolo 7:
13 Guardando ancora nelle visioni notturne,
ecco apparire, sulle nubi del cielo,
uno, simile ad un figlio di uomo;
giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui,
14 che gli diede potere, gloria e regno;
tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano;
il suo potere è un potere eterno,
che non tramonta mai, e il suo regno è tale
che non sarà mai distrutto.
Credere alle Parole di Gesù significa entrare in relazione con la Trinità, Lui è la porta d’ingresso, la Via.
Ascoltiamo il Verbo cosa ha da dirci a riguardo:
24 Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia. 25 Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia. (Mt 7,24-25).
©️AMRP – a cura di Roberto Mastrantonio (diacono)
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