Di Flavia Lucioli

Il 23 maggio scorso la Sala Stampa Vaticana ha annunciato che un miracolo ottenuto per intercessione del beato Carlo Acutis è stato riconosciuto dal Santo Padre, Papa Francesco, il quale ha autorizzato il Dicastero per le cause dei Santi a rendere pubblico tale decreto; questo significa che presto, Carlo sarà proclamato Santo, passando così dal culto locale proprio dei beati, al culto Universale proprio dei Santi Canonizzati.

Tutto il mondo cristiano esulta a questa notizia, e si unisce alla gioia della famiglia di Carlo; dei suoi genitori Andrea e Antonia che portano avanti con devozione la sua opera ed il suo apostolato, dei suoi fratellini Michele e Francesca, che da lui hanno ereditato il grande amore per la croce e per l’eucarestia.

Ma perché Carlo Acutis, in così breve tempo, è divenuto una figura centrale nel culto della Chiesa Cattolica? Come ha fatto questo giovane ragazzo, strappato alla vita terrena a soli 15 anni, a divenire ancor prima che liturgicamente, nel popolo, un Santo venerato ed amato in tutto il mondo?

La storia di Carlo, seppur nella sua semplicità e nella sua brevità, è di per sé già un miracolo; è la storia di un giovane dei nostri tempi che con il suo modo di vivere, con la sua semplice esistenza, ha mostrato al mondo che un’altra via è possibile. Carlo non era solo un santo, Carlo ha reso la Santità alla portata di tutti, l’ha resa possibile, fruibile, semplice.

Nato a Londra il 3 maggio del 1996, Carlo ha vissuto con i suoi genitori, Andrea e Antonia, a Milano per buona parte della sua breve vita, seppure nel suo cuore avesse sempre un posto speciale la terra di San Francesco, Assisi, dove infatti oggi le sue spoglie terrene riposano nel Santuario della Spogliazione; Carlo veniva da una famiglia agiata, non particolarmente devota né praticante, ma di grande cultura e ampie vedute. È cresciuto nell’amore, e con amore fin da piccolo ha mostrato la sua incredibile devozione a Cristo, la sua naturale predisposizione al soprannaturale, la sua attitudine alle cose dello spirito prima che a quelle materiali. Nel suo bellissimo libro “Il segreto di mio figlio” sua madre Antonia Scalzano ci parla di un giovane che fin dalla prima infanzia ha messo Cristo al centro dalla sua vita, una vita semplice ma piena di gioia, di generosità, di amore verso il prossimo, tanto da venire scherzosamente soprannominato Piccolo Buddino per questo suo modo tutto speciale di stare al mondo; le pagine di questo libro ci parlano di un giovane come tanti, che però a differenza di tutti non perdeva mai occasione per entrare in una chiesa ed andare a salutare Gesù; Carlo soleva dire che “l’eucarestia era la sua autostrada per il cielo” ed infatti a soli 7 anni si accostò al sacramento della prima comunione e da quel momento, ogni singolo giorno presenziò alla Santa Messa, all’adorazione Eucaristica e alla recita del rosario, la preghiera a lui tanto cara dedicata a Maria che amava definire “l’unica donna della mia vita”. Ma era proprio nell’Adorazione Eucaristica, nell’incontro quotidiano con Gesù Eucarestia, che Carlo trovata il compimento massimo della sua vita spirituale; ogni volta che riceveva l’ostia recitava questa giaculatoria “Gesù, accomodati pure! Fa come se fossi a casa tua” per poi restare in adorazione del Santissimo. Carlo, infatti, prima e dopo la messa quotidiana era solito restare in Adorazione Eucaristica, prima per prepararsi degnamente all’incontro con Gesù, poi per goderne e lodarne la presenza viva e pulsante dentro di sé. Siamo molto fortunati, diceva, perché “Gerusalemme l’abbiamo sotto casa”, non dobbiamo fare lunghi e pericolosi viaggi per incontrare Gesù come succedeva 2000 anni fa, ci basta entrare in una chiesa per poterlo toccare, per poter parlare con lui.

L’eucarestia per Carlo non era solo “l’autostrada per il cielo” ma era quel cibo disceso dal cielo che se mangiato ci farà vivere in eterno; era (è!) la medicina che cura ogni male, che salva le anime, che apre le porte dell’eternità. Scriveva Carlo “Una vita sarà bella solo se si arriverà ad amare Dio sopra ogni cosa”, ma per fare in modo che questo succeda l’incontro con il Signore deve avvenire quotidianamente attraverso gli strumenti che lui stesso ci ha donato: i Sette Sacramenti. E quale sacramento più potente se non quello celato nel mistero dell’eucarestia, il mistero attraverso il quale possiamo incontrare Cristo Risorto, nutrirci di Lui ed accostarci per sua intercessione al Padre.

Per questo motivo Carlo ci teneva a far capire l’importanza di questo Sacramento, scriveva nel suo diario “Gesù è l’Amore e più ci nutriremo dell’Eucarestia, che è realmente il suo corpo, il suo sangue, la sua anima e divinità, più aumenteremo anche noi le nostre capacità di amare. L’Eucarestia ci configurerà in modo unico a Dio, che è amore”.

A soli 11 anni Carlo divenne aiuto-catechista ed ebbe modo di toccare con mano, con suo infinito dispiacere, quanta indifferenza regna oggi difronte al Santissimo Sacramento; “come mai davanti ad un concerto rock o a una partita di calcio si formano file interminabili, e poi davanti al Tabernacolo dove Dio è veramente presente, si vedono così poche persone?” nella sua semplicità tipica dei fanciulli era riuscito a cogliere un dato profondamente significativo di questa umanità. Siamo disposti ad abbracciare con slancio le cose del mondo, le cose che ci distraggono dallo Spirito, dalla preghiera, dall’introspezione, dall’incontro con il Creatore, perché è più facile non pensare, non farsi domande, riempire il silenzio con il caos, il divertimento, i piaceri materiali, che sedersi in una Chiesa vuota, profondamente soli, nel silenzio che ti cade addosso come piombo, costretti a fissare negli occhi colui che ha dato la vita per noi ed ammettere, in quella presenza viva, tutte le nostre manchevolezze, tutti i nostri peccati. Scegliere di diventare Adoratori significa affrontare tutto questo; significa scegliere scientemente di distaccarsi dalle cose del mondo e dedicare, ogni giorno, il nostro tempo Spirituale alla contemplazione del Santissimo, con tutto ciò che questo comporta.

Significa levare il paracadute delle cose materiali e gettarsi nell’abisso insondabile dell’Amore di Dio accettando senza riserve tutto ciò che questo comporterà nella nostra vita. Ci vuole coraggio, e Carlo lo aveva di natura, era la sua essenza stessa intrisa di quel coraggio che molti di noi impiegano tutta la vita a trovare. Lui era un Adoratore Naturale, non doveva nemmeno sforzarsi, l’Amore del Santissimo risuonava nel cuore di questo giovane straordinario in modo chiaro, cristallino, rendendolo la perfetta cassa di risonanza di Gesù per tutti quelli che hanno avuto la fortuna di conoscerlo.

È proprio in questo modo, con le sue azioni quotidiane semplici ma potenti, che questo ragazzino dagli occhi buoni è stato capace di rendere il concetto della santità, solitamente così astratto e difficile da afferrare per noi comuni mortali, una cosa semplice, alla portata di tutti. Perché la santità infondo, ci insegna Carlo, è vivere pienamente ed intensamente ogni singolo istante della nostra storia di cristiani; e lui con il suo vivere pienamente l’istante presente di ogni giorno, ha insegnato a chi gli era accanto, a chi ha avuto la fortuna di incrociare la sua strada, che la Santità non è un dono, ma una azione continua, quotidiana, un atto di volontà semplice alla portata di tutti; ci ha insegnato a guardare al cielo vivendo pienamente le cose della terra. Perché solo vivendo qui e ora, ogni attimo, per Cristo e con Cristo, potremo aspirare all’eternità con lui.

Carlo è stato capace di intravedere nella sua storia, seppur breve e travagliata, la bellezza di poter vivere fino infondo tutto ciò che il signore ci manda, senza rimpianti, senza disperazione, solo con fede e amore; e questo ha insegnato e ancora insegna a tutti noi, a vivere la vita pienamente, ad intravedere anche nelle giornate più buie, nelle occasioni più disperate, quella luce che è propria di chi vive nella grazia. Lui sapeva fin da piccolo che la sua vita sarebbe stata breve, ma lo confidava con quella lievità, con quella leggerezza di Spirito, che rendeva impossibile crederci.Viene allora da chiedersi, quale forza può animare il cuore di un fanciullo alle prese con una rivelazione così devastante? La nostra mente non può comprendere un tale prodigio se non affidandosi allo Spirito Santo, alla certezza incrollabile che in lui soffiasse la potenza di questo Spirito che è Signore e dà la vita. E’ proprio grazie a quella forza che Carlo non ha mai cercato vie di fuga; anche quando le cose si sono fatte davvero difficili, per non dire disperate, lui è rimasto nella sua vita pienamente, e lo ha fatto pregando, immergendosi totalmente nel suo destino con l’accettazione matura di chi sa davvero cosa significa amare la vita.

Non ha chiesto di essere salvato, guarito, ma ha continuato a pregare per gli altri offrendo la sua sofferenza a tutti loro; non ha inseguito distrazioni, non ha cercato scorciatoie, ha accettato il suo destino, ha detto SI, e quel SI simile a quello di Maria ha cambiato ogni cosa; ha cambiato la sostanza del suo dolore fisico, la sostanza del dolore spirituale dei suoi genitori, della sua mamma così profondamente legata a lui. Carlo con il suo SI ha dato senso al suo dolore, alla sua malattia financo alla sua morte.

Sono queste le tracce più evidenti che questo giovane meraviglioso ha lasciato nel cuore di tutti, Beato per la gente e tra la gente prima ancora che per la Chiesa; il culto popolare di Carlo è cominciato ben prima di quello portato avanti dalla Chiesa per decretare in modo ufficiale la sua figura di Santo. La sua storia è quella di un giovane dei nostri tempi, che ha fatto della sua vita una parabola semplice da poter raccontare ai suoi coetanei, infondendo nel loro cuore quel fuoco che ardeva in lui, quell’amore che l’ha reso il Santo dei Millenians come lo ha definito il Santo Padre.

Un figlio ubidiente, uno studente zelante, un amico sempre disponibile amato dai suoi compagni di classe, volontario tra i Gesuiti e nelle associazioni di Madre Teresa, sempre attento ai bisogni degli ultimi, disposto a donare la sua paghetta per acquistare cibo e abiti per i poveri che incontrava sulla sua strada. Mai indifferente, sempre attento e gentile con tutti, lasciava stupefatti gli adulti che avevano a che fare con lui, perché la sua caratura morale era quella dei più grandi Santi della storia, nonostante la sua giovane età. Carlo ha vissuto così fino all’ultimo istante, ci racconta sua madre. La malattia si è manifestata improvvisamente sul finire dell’estate del 2006, ed è durata poche settimane, giorni di grande sofferenza fisica per questo ragazzone gentile amato da tutti mmerso nella Gloria di Dio dal primo all’ultimo istante, nei suoi ultimi giorni di vita Carlo ripeteva ai suoi cari che la morte era solo l’inizio della vera vita, era il momento dell’incontro con Gesù l’amato, il coronamento della sua esistenza dove Cristo è stato sempre il centro di tutto: noi siamo come bruchi che devono diventare farfalle, e solo la morte può darci queste ali. Carlo è morto nella sofferenza fisica ma nella santità spirituale, stringendo fino alla fine tra le sue mani il santo rosario, pregando affinché le sue sofferenze potessero essere offerte per il Papa la chiesa e le anime sofferenti, morendo come ha vissuto, preoccupandosi degli altri prima che di sé stesso.

Ed è proprio per questo che continua ancora oggi ad essere vivo e presente tra noi, in tutto il mondo, con segni di magnifica grazia; ed è proprio il miracolo che l’ha reso prima beato, e oggi Santo, che ci dimostra come in modo assolutamente soprannaturale e spontaneo il culto di questo giovane italiano, dagli occhi buoni ed il sorriso gentile, ha fatto il giro del mondo approdando in una piccola parrocchia del Brasile, dove un Sacerdote decise di fare una novena dedicata proprio a Carlo per la guarigione di un bambino nato con un rara patologia al pancreas che rendeva la sua vita impossibile. Una situazione senza via d’uscita, dicevano i medici…fin quando al terzo giorno della novena, inaspettatamente il bambino chiese alla mamma di mangiare. Nello stupore generale la famiglia acconsentì a dare del cibo solido al bimbo, pur sapendo che nelle sue condizioni poteva essere molto pericoloso, e miracolosamente tutto andò bene; il giorno seguente il piccolo venne portato a fare dei controlli per appurare lo stato della sua malattia cronica ed incurabile, ed incredibilmente il pancreas risultò completamente guarito.

Tutto questo ci lascia increduli, e al contempo pieni di gratitudine, ma quello avvenuto in Brasile è solo uno dei tanti miracoli piovuti dal cielo per grazia di Carlo, quello scelto dalla Chiesa e dai suoi genitori per il processo di canonizzazione, quello che l’ha reso beato e presto Santo; ma la verità è che i più importanti miracoli che Carlo fa, ogni giorno, in tutto il mondo, sono quelli della conversione del cuore.

“Non io, ma Dio” era il suo motto, il suo lascito, quella grazia che lui infonde in tanti cuori tiepidi, cuori senza Dio, cuori feriti e distanti dalla fede. Questo è il Segreto di Carlo, la sua più grande eredità, quello che lo rende speciale agli occhi di molti, quello capace di riavvicinare i giovani alla preghiera, gli atei alla fede, i disperati alla consolazione. È nella sua quotidianità che si possono scorgere le pennellate della sua santità. Nei suoi gesti di ogni giorno, nei suoi scritti che sono delle piccole gemme di catechesi, ricche di fede e di amore. Carlo avvicina la santità agli uomini perché è stato un giovane dei nostri tempi, ha vissuto nel nostro mondo, ha utilizzato i nostri strumenti di comunicazione, ha ascoltato le nostre canzoni, visto i nostri film, indossato i nostri stessi abiti. Lui era davvero uno di noi, e per questo motivo rivedersi in lui, soprattutto per i giovani, è sicuramente più facile rispetto al doversi confrontare con i Santi del passato, immensi ma distanti.

Questo ragazzo meraviglioso che presto potremo chiamare Santo, con la sua breve vita ci ha dimostrato che un’altra strada è possibile, anche qui tra le tante tentazioni del XXI secolo, ed il suo Segreto è proprio questo: aver reso la Santità alla portata di tutti. Perché che cos’è infondo la Santità, se non il vivere pienamente ed intensamente ogni singolo istante della nostra vita da cristiani?

Carlo ha segnato la strada, ha lasciato le orme da seguire, ha fissato lo sguardo al cielo mostrandoci che l’eternità è accessibile a tutti, spetta a noi ora seguirlo fin lassù.

Grazie Carlo

Flavia Lucioli

“TUTTI NASCONO ORIGINALI, MA MOLTI MUOIONO FOTOCOPIA” (BEATO CARLO ACUTIS)